Un viaggio a piedi lungo antiche rotte di millenni come la Via Francigena del Sud, percorsa dai pellegrini diretti in Terra Santa e nuovi itinerari studiati dal comitato logistico…
In occasione del 15° anniversario di attività della SNP, i buoni cugini sono stati convocati per i festeggiamenti il 30 Aprile 2019 a Bologna, città culla
della Psicoatletica…
La Primavera 2018 ci ha visti impegnati a percorrere l’antico confine tra la “colonizatta” Bretagna e la “barbarica” Caledonia…
“Un maestoso giro ad anello sul territorio di tre nazioni (Italia, Francia e Svizzera) con dislivelli significativi attraverso scenari impareggiabili…”
Nel 2004, quando abbiamo cominciato a camminare insieme, la riscoperta del “Cammino di Santiago” aveva […]
Il nostro è un viaggiare a passo lento, eppure sembra che gli anni siano corsi: […]
La bandiera del 2014, Azzurra, inizia il suo viaggio in primavera costeggiando la sponda bresciana […]
Il 2014 è un anno speciale: il Decennale va festeggiato in maniera adeguata e così, […]
Dieci mesi dopo aver raggiunto la Serenissima, vi si fa ritorno per la partenza del […]
In occasione del 15° anniversario di attività della SNP, i buoni cugini sono stati convocati per i festeggiamenti il 30 Aprile 2019 a Bologna, città culla
della Psicoatletica.
Quale modo migliore di arrivare all’appuntamento se non a piedi?
I due viaggi in programma sono confluiti al Santuario della Madonna di San Luca sul Colle della Guardia dal Veneto e dalla Lombardia.
Via dei Veneti: da Ferrara a Bologna
Dopo la partenza dal capoluogo estense gli Psicoatleti hanno percorso un tratto del Cammino di Sant’Antonio, un cammino di pellegrinaggio che,
partendo da Camposampiero, termina al santuario de La Verna. Lo si è seguito fino a Malalbergo, per procedere poi a Bentivoglio, paese che
prende il nome dai signori di Bologna. Il percorso è proseguito con la ciclopedonale “Walther Vignoli”, che ripercorre il corso del Navile,
l’antico canale che permetteva di unire Bologna al mare. Finale con arrivo all’italiana lungo i 666 archi del portico di San Luca.
Via dei Lombari: da Modena a Bologna
Gli Psicoatleti, con il proprio passo di sempre, hanno coperto la distanza fra le città di Modena e Bologna guardando da lontano le più moderne e
veloci vie di comunicazione: la statale 9 (Emilia), la A1 e la linea ad alta velocità dei treni. Queste, assieme ad altri interventi dell’uomo, si
contrappongono ad elementi immutati nei secoli che conducono a Lavino, punto di sosta prima dell’ingresso a Bologna dove sono iniziati i
festeggiamenti per i quindici anni di vita associativa.
La Primavera 2018 ci ha visti impegnati a percorrere l’antico confine tra la “colonizzata” Bretagna e la “barbarica” Caledonia.
Il percorso vero e proprio – che si sviluppa da Newcastle a Carlisle – ha occupato sei giorni, sette contando la visita a un forte romano ricostruito nei pressi di Newcastle.
Al termine del percorso ci ha aperto le sue porte Edimburgo per una visita alla capitale della Scozia, i festeggiamenti di rito e il rientro in Italia.
Il “piatto forte” del Programma 2017 è il giro del gruppo del Monte Bianco, in parte lungo il classico Tour du Mont Blanc e in parte personalizzato dal comitato logistico.
Si tratta di un maestoso giro ad anello sul territorio di tre nazioni (Italia, Francia e Svizzera) con dislivelli significativi attraverso scenari impareggiabili.
La tratta che hanno coperto gli Psicoatleti è quella che da Aosta porta a Chamonix, da lì a Martigny ed infine da Martigny di nuovo ad Aosta, innestandosi sull’antica Via Francigena che passa per il Passo del Gran San Bernardo.
Nel 2004, quando abbiamo cominciato a camminare insieme, la riscoperta del “Cammino di Santiago” aveva già preso le sembianze di un fenomeno di costume: vi andava anche chi non aveva mai camminato sulle colline dietro casa propria, e in tanti rientravano con racconti più degni d’una gita scolastica che non d’un pellegrinaggio.
Per questo abbiamo preferito dedicarci a percorsi di spessore storico non certo inferiore, ma meno battuti: la Via Francigena, l’antico itinerario verso l’Outremer che conduce a Gerusalemme, e tanti altri ideati da noi, talora d’ispirazione sacra e talaltra storica, civile o naturalistica.
Santiago è sempre finita in coda alla lista dei nostri progetti, dacché la moda non sembrava spegnersi; ormai è chiaro che non si spegnerà nemmeno l’anno prossimo, o nel giro di uno o due lustri, e abbiamo sentito che era ora di deporre ogni riserva e confrontarci col terzo grande itinerario sacro del mondo medievale secondo il nostro stile e le nostre regole.
Per prima cosa, abbiamo deciso di evitare l’estate, “alta stagione” sul Cammino come sulle spiagge; in secondo luogo, abbiamo deciso di affrontarlo in versione integrale, ovvero partendo dall’Italia, e non comodamente da Saint-Jean-Pied-de-Port; da ultimo, abbiamo fissato come meta finale Finisterre, dove la terra lascia posto all’Oceano e i pellegrini medievali bruciavano le proprie vesti, s’immergevano nelle acque gelide e raccoglievano la “concha”, testimonio della vita nuova che li attendeva.
Dei quattro grandi itinerari per Santiago, abbiamo pertanto scelto quello che traversa le Alpi al Passo del Monginevro, per seguire la Via Domitia sino ad Arles e, da lì, la Via Tolosana, per valicare i Pirenei al Passo di Somport.
Solo così, ci sembra, saremo in pieno diritto di camminare in terra di Spagna.
Il nostro è un viaggiare a passo lento, eppure sembra che gli anni siano corsi: scocca già l’ora di portare a termine l’ambizioso progetto del Gran Giro Psicoatletico d’Italia, che si chiuderà ufficialmente quando raggiungeremo il Gianicolo.
Roero, Langhe e Monferrato sono le prime contrade che ci troviamo a traversare; scortati dalle letture di Fenoglio e Pavese giungiamo ad Acqui Terme, da dove attacchiamo il versante settentrionale dell’Appennino per imboccare l’Alta Via dei Monti Liguri.
Il Monte Beigua, il Passo del Faiallo e quello del Turchino scandiscono la cavalcata fra nebbie mitologiche e raffiche di vento che hanno un che di spaventoso: sembra non si debba mai arrivare a Genova, e invece ci entriamo per la porta principale; traversiamo tutta la Superba e, mentre cala la sera, raggiungiamo l’imbarco garibaldino a Quarto.
Risaliamo sull’Alta Via e la percorriamo fra boschi di faggi, selve intricate e panoramici crinali fino al suo termine, per innestarci ad Aulla sulla cara vecchia Via Francigena: rivediamo dopo dieci anni Sarzana, le rovine di Luni, Marina di Massa, e ancora Pietrasanta, Camaiore, Lucca.
Ad Altopascio lasciamo la direttrice della “strada maestra dell’Europa medievale” per tagliare in direzione di Fucecchio, e di qui a Montelupo, Malmantile e Signa.
Seguendo la pista ciclopedonale lungo l’Arno che si sviluppa fra il Parco dei Renai e le Cascine arriviamo nel cuore di Firenze.
Torniamo a prendere la Francigena a San Miniato, per non lasciarla più sino alla fine: i nostri passi ci riconducono a Gambassi Terme, San Gimignano, Colle Val d’Elsa, Monteriggioni. Un pranzo al sacco e un riposino ai piedi del Castello della Chiocciola, e siamo un’altra volta a Siena.
Dopo Buonconvento, fra San Quirico d’Orcia e Bagno Vignoni, ripercorriamo a ritroso un tratto della Tirreno-Adriatico di appena dodici mesi prima, e saliamo ancora una volta a Radicofani, dove dormimmo in tenda nel corso della primissima traversata, e dove nacque la nostra curiosità per gli itinerari sacri dell’Europa medievale.
Scendiamo ad Acquapendente, costeggiamo in compagnia di pellegrini italiani e stranieri il Lago di Bolsena, torniamo a Montefiascone e a Viterbo.
Da qui, scortati da un folto gruppo di Buoni Cugini, prendiamo la “variante cimina” e ci portiamo a Sutri, Campagnano, La Storta. Arriviamo a Roma sotto l’uragano, ma festeggiamo come bambini: il GGPI è concluso.
Tempo di progettare nuove avventure.
La bandiera del 2014, Azzurra, inizia il suo viaggio in primavera costeggiando la sponda bresciana del maggiore lago italiano lungo la cosiddetta Bassa Via del Garda, il percorso panoramico che conduce a Toscolano Maderno, Gardone e Salò, località già toccate nel corso del viaggio del 2011 dedicato ai Cacciatori delle Alpi.
Da qui ci portiamo a Brescia, quindi tocchiamo il lago d’Iseo e raggiungiamo Bergamo, da dove iniziamo a seguire la Via Mercatorum diretta verso Nord: risaliamo la Val Brembana, la Val Taleggio e, superata il Culmine San Pietro, siamo in Valsassina.
Facciamo tappa a Barzio e, lasciateci alle spalle Primaluna e l’ombra delle Grigne, scendiamo sul Lago di Como in quel di Bellano, da dove ci imbarchiamo per raggiungere Menaggio, e di qui proseguiamo per Porlezza.
Seguiamo la riva settentrionale del Lago di Lugano sino alla frontiera, sconfiniamo nel Canton Ticino e trascorriamo una notte in terra d’Elvezia prima di riguadagnare il territorio italiano e scendere su Luino, sulla riva orientale del Lago Maggiore, quinto e ultimo dei grandi bacini subalpini lungo il nostro itinerario.
Il viaggio riprende da Stresa alla volta del Sacro monte di Varallo e l’Alta Valsesia, dalla quale si transita per il Colle di Valdobbia verso le terre dei walser: siamo a Gressoney, rivediamo Saint-Vincent e il Castello di Fénis, nel cuore della Valle d’Aosta già solcato in bicicletta durante il viaggio lungo la Via Francigena.
Non sono che pochi giorni, che vorremmo prolungare per seguire l’Alta Via, ma non possiamo. Tocca rientrare, e rimandare all’estate il settore finale del viaggio.
L’attesa ci macera, ma al dunque è ben ripagata: torniamo ad Aosta per imboccare la Valtournanche e, ormai entro i confini del Parco Nazionale del Gran Paradiso, salire a Pont.
Qui trascorriamo una notte in rifugio per scollinare l’indomani al Colle del Nivolet e scendere in uno scenario da sogno sulla Valle dell’Orco.
Eleggiamo a posto-tappa Ceresole Reale, da dove scendiamo lungo un tratto della Grande Traversata delle Alpi a Noasca, poi a Locana, e di qui a Pont Canavese.
Ultimo atto del viaggio, che si conclude a Torino, è la visita al Museo del CAI sul Monte dei Cappuccini, tempio degli amanti della montagna. Da qui ripartiremo nella primavera del 2015 per puntare prima Firenze e poi Roma, dove chiuderemo il cerchio aperto nel 2012.
Il 2014 è un anno speciale: il Decennale va festeggiato in maniera adeguata e così, dopo aver portato a termine il Giro dell’Alta Italia nel cuore dell’estate, non trascorrono che poche settimane e il Nucleo Storico riparte per la terza traversata dei due mari.
In omaggio alla Tirreno-Adriatico originaria, si decide di fissare la partenza ad Orbetello; la meta finale sarà Rimini, punto di partenza della seconda traversata, quella lungo la Linea Gotica e divenuta nel mentre un luogo caro agli Psicoatleti. Il percorso si configura pertanto come il più lungo fra quelli da un mare all’altro, e l’obiettivo è di concluderlo in un numero minore di giorni rispetto a quelli impiegati nel 2004 (venti tappe) e nel 2009 (diciassette).
Il viaggio è seguito con collegamenti telefonici dall’emittente emiliana Radio Bruno, e gode della sponsorizzazione del marchio Mountain Affair, ma il suo spirito è spartano: in omaggio alle origini del gruppo, si viaggia con tende e sacchi a pelo nello zaino, per alternare notti in locanda ad altre passate sotto le stelle.
Danno il via alla sgroppata fra Toscana, Marche, San Marino e Romagna Enrico Brizzi e il fratello Riccardo, ovvero i due protagonisti del tratto inaugurale di dieci anni prima, insieme a Edoardo Rosso e Samuele Zamuner.
Alle pendici del Monte Amiata, Riccardo si dà il cambio con Marcello Fini, che a sua volta viene sostituito in Val di Chiana da Alberto Rossi.
Fra Arezzo e Sansepolcro arriva il grosso dei Buoni Cugini, che scortano la bandiera del Nucleo verso l’Alpe della Luna, dove si dorme in tenda nello stesso luogo che ha ospitato l’accampamento nel test match di fine estate del 2008 e durante il Giro della Libertà del 2012.
Si passa in gruppo l’Appennino, quindi da Badia Tedalda restano in pista Brizzi senior, Zamuner e Massimo Cariolato, che fanno tappa a Carpegna e San Marino per giungere sulla spiaggia di Rimini quattordici giorni dopo la partenza.
Dieci mesi dopo aver raggiunto la Serenissima, vi si fa ritorno per la partenza del nuovo viaggio.
Il programma è ambizioso: in primo luogo ci si muoverà da Venezia a Treviso e alle rive del Piave, e da qui attraverso il Friuli verso Palmanova, Monfalcone, Gorizia, l’area della minoranza slovena abbarbicata ai piedi del Carso e Trieste, che raggiungiamo scendendo in città per la “Scala santa”.
A quel punto, il programma prevede di rientrare in treno verso Pordenone, questa volta per puntare a Nord, risalendo i “magredi”, ovvero i letti in secca dei fiumi locali, per raggiungere Spilimbergo, Maniago, Montereale Valcellina, e da qui incunearsi nella vallata di Barcis.
All’atto pratico, le gole di Barcis risultano chiuse a causa di uno smottamento, così occorre trasferirsi in corriera verso Claut, dove si fa base per una due giorni nelle Dolomiti Friulane, che si conclude con la maestosa e terrificante visita ai paesi di Erto e Casso, affacciati sul bacino del Vajont che, esattamente mezzo secolo prima, ha causato la spaventosa tragedia che tutti hanno scolpita nella memoria.
Scendiamo a ritrovare il Piave a Longarone, dove si conclude la prima parte del viaggio.
Riprendiamo il cammino per portarci nel Cadore e di qui, attraverso l’area delle Tre Cime di Lavaredo, in Alto Adige: ci accoglie la Val Pusteria, che scendiamo da Sesto sino a Brunico, per poi valicare il Plan de Corones ed entrare in Val Badia. Nuovo scollinamento a Passo Gardena, e siamo a Selva, Santa Cristina, Ortisei.
Dopo Pas Pinei lasciamo le terre ladine per Castelrotto, ai piedi dell’Alpe di Siusi, e già conosciamo dai tempi di Italica 150 il percorso per Bolzano, Passo Lavazé, Cavalese, Trento e la Valsugana.
Da Passo Vezzena si giunge sull’Altipiano dei Sette Comuni: Asiago, Arsiero e Posina sono le tappe prima di affrontare la Strada delle Cinquantadue gallerie che ci conduce a traversare l’ultima grande montagna, il Pasubio.
Scendiamo su Rovereto e, con un’ultima tappa affrontata a partire dalle quattro del mattino, raggiungiamo il Passo di San Marco, attraverso il quale transitarono, trainate dai buoi, le navi della Serenissima, e come loro scendiamo a Torbole e Riva del Garda, sino al 1918 città più meridionale dell’Impero austro-ungarico e meta finale del nostro viaggio.
Nel giro di poche settimane abbiamo sentito parlare italiano, veneto “lagunare” e “di terra”, friulano, sloveno, il dialetto di Trieste, il tedesco, il ladino, il cimbro e i dialetti trentini. E abbiamo raccolto una enorme quantità di storie “di confine” da portare a casa e sulle quali riflettere.
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