Voglio vedere dove comincia l’Italia, dove finisce, e tutto quello che c’è in mezzo…

Fedeli all’alternanza, che giocoforza si è imposta, tra anni pari consacrati ai Grandi viaggi, e anni dispari riservati a imprese più brevi, i Buoni Cugini arrivano al 2010 decisi a mettere in campo la migliore carta a disposizione. Dopo due prestigiosi itinerari sacri come la Via Francigena e il viaggio fra Roma e Gerusalemme  e l’esperienza lungo la Linea Gotica, annunciano che celebreranno l’imminente centocinquantesimo anniversario dell’Unità nazionale a modo loro, ovvero percorrendo il Paese dalla Vetta d’Italia, il punto più a nord della Repubblica, sino a Capo Passero, l’estremità sud-orientale della Sicilia. Dal loro punto di vista, non può esistere modo migliore per rispondere a quanti, in Parlamento come nei circoli più qualunquisti, farneticano di dividere il Paese e si riempiono la bocca con nostalgie di un passato – austriacante, borbonico o pontificio – mai vissuto; allo stesso tempo, faticare fra campi innevati, sentieri, tratturi e strade bianche sembra loro l’unico modo di porgere un omaggio sincero a quanti hanno versato il proprio sangue per l’Italia nel corso delle guerre d’indipendenza e nei due conflitti mondiali, per renderla la Repubblica democratica che è oggi, un’espressione che troppo spesso è vissuta come una vuota formula. Anche per questo, nel corso del viaggio saranno diversi gli incontri con i rappresentanti di quella “cittadinanza attiva” che si batte per cause condivisibili, contro l’ampliamento della caserma americana Dal Molin o per preservare il diritto all’acqua pubblica. Al di là dell’intento celebrativo e civile, poi, li muove la voglia di sempre, quella di conoscere meglio il Paese nel quale si vive, incontrarne le genti, scambiare parole e riempirsi gli occhi di un’Italia autentica, assai meno ovvia e stilizzata di quella raccontata dalla televisione. Il progetto riscuote un enorme interesse: patrocinano l’iniziativa il Comitato Italia 150 e la Fondazione del Monte, cinque regioni e una provincia; lo sostengono fattivamente anche Smemoranda e la ditta di abbigliamento tecnico Columbia; il mensile Rolling Stone si aggiudica i diritti sul reportage, che sarà scritto da Enrico Brizzi e illustrato dalle fotografie di Francesco Monti, i due Buoni Cugini che percorreranno l’intero itinerario da ottanta tappe fra Alto Adige e Sicilia, mentre gli altri membri del gruppo si alterneranno al loro fianco nella consueta staffetta. Per la prima volta gli Psicoatleti saranno seguiti da una piccola troupe: Serena Tommasini Degna, in veste di regista e produttrice, e Marcello Pastonesi come direttore della fotografia gireranno infatti un documentario, che vedrà la luce l’anno successivo e sarà presentato in anteprima al Trento Film Festival. E, sempre per la prima volta, il Nucleo storico degli Psicoatleti condividerà la strada con nuovi compagni: l’invito è rivolto via web a tutti i camminatori d’Italia, a patto che si presentino all’appuntamento a piedi. Nascono così diciotto “viaggi affluenti” condotti da altrettante batterie di uomini e donne di tutta Italia; alcuni di loro, a cominciare da Alberto Rossi, il primo ad arrivare al rendez-vous in quel di Bolzano (dopo aver risalito la costa bresciana del Garda e il Trentino insieme alla moglie Laura), non smetteranno più di camminare con gli Psicoatleti.

Si parte dai declivi innevati al confine con l’Austria il 7 aprile, si attraversa il Tirolo meridionale germanofono, il Trentino, l’Altipiano di Asiago e, scesi a valle, si risolve il primo grande problema logistico, traversare la Pianura padana senza camminare su strade trafficate: un labirinto di carraracce, argini di fiumi e stradelli campestri porta gli Psicoatleti sino alle rive del Po e, di qui, a Imola, dove si comincia a risalire l’Apppennino. A un mese dalla partenza, traversato il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, si raggiungono le sorgenti del Tevere sul Monte Fumaiolo.

Qualche giorno di necessario riposo, e si riparte per la lunga “no stop” di cinque settimane che conduce attraverso la Valle del Tevere, l’Umbria orientale e i Monti Sibillini verso la città dell’Aquila, ancora sconvolta dal terremoto che l’ha colpita l’anno prima, quindi si entra nel Parco d’Abruzzo, si raggiunge Isernia e, lungo il Regio Tratturo, si arriva a Benevento, di qui in Irpinia, poi a Eboli, e si conclude la seconda tratta traversando il Cilento da nord a sud per arrivare a tuffarsi nel mare di Sapri.

Per quanto si sia camminato, la meta è ancora lontana: dopo il secondo riposo, si riparte da Sapri alla volta di Maratea, e s’intraprende la lunga, laboriosa, discesa della Calabria attraverso le province di Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio. Il caldo è ormai soffocante, la mente è affaticata quanto il corpo, e per la prima volta qualcuno invita in maniera decisa i due camminatori e la ragazza che li segue con la telecamera a levarsi di torno. Serve prendere, per la prima volta, un mezzo. Ci si rifugia a Scilla, e l’indomani è un sollievo salire sul traghetto che conduce in Sicilia. Qui arrivano a dar man forte vecchi e nuovi amici, e la marcia torna a farsi lieve, avventurosa, fiabesca. A metà luglio, seguendo i binari della ferrovia dismessa tra Siracusa e Noto, gli uliveti che costeggiano l’oasi marina di Vendicari e le spiagge di Marzamemi, finalmente si raggiunge la meta: a Portopalo di Capo Passero, la bandiera Anita viene distesa da Brizzi, Monti, Marcello Fini e Giorgio Leonardi. Serena Tommasini Degna e Marcello Pastonesi riprendono la scena, quindi si uniscono a loro per il più solenne dei brindisi di fine tappa: la missione è compiuta.

Psicoatleti di Enrico Brizzi, le due mostre fotografiche di Francesco Monti allestite all’Archiginnasio di Bologna e al Festival Francescano di Reggio Emilia e il volume Italica 150. Cronache e voci da un Paese in cammino, firmato dallo stesso Brizzi con Marcello Fini e Samuele Zamuner. Ispirazione, concept e comunicazione del viaggio si sono rivelati un grande successo ma, come spesso accade in occasione dei trionfi clamorosi, gli equilibri che li hanno propiziati risultano compromessi. La vita privata dei protagonisti esce completamente sconvolta dall’esperienza, e la sbornia di visibilità – all’improvviso sembra che in Italia camminare sia diventato di moda! – induce i Buoni Cugini a rinserrare i ranghi e ricercare un po’ di quiete tornando ai fondamentali: mentre si discute se aprire o meno in pianta stabile i ranghi psicoatletici ai nuovi arrivati, per il 2011 ci si limiterà a un’impresa riservata al Nucleo Storico, ambientata nella pace delle montagne lombarde e senza alcun rilievo mediatico.

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