Nel 2004, quando abbiamo cominciato a camminare insieme, la riscoperta del “Cammino di Santiago” aveva già preso le sembianze di un fenomeno di costume: vi andava anche chi non aveva mai camminato sulle colline dietro casa propria, e in tanti rientravano con racconti più degni d’una gita scolastica che non d’un pellegrinaggio.
Per questo abbiamo preferito dedicarci a percorsi di spessore storico non certo inferiore, ma meno battuti: la Via Francigena, l’antico itinerario verso l’Outremer che conduce a Gerusalemme, e tanti altri ideati da noi, talora d’ispirazione sacra e talaltra storica, civile o naturalistica.

Santiago è sempre finita in coda alla lista dei nostri progetti, dacché la moda non sembrava spegnersi; ormai è chiaro che non si spegnerà nemmeno l’anno prossimo, o nel giro di uno o due lustri, e abbiamo sentito che era ora di deporre ogni riserva e confrontarci col terzo grande itinerario sacro del mondo medievale secondo il nostro stile e le nostre regole.
Per prima cosa, abbiamo deciso di evitare l’estate, “alta stagione” sul Cammino come sulle spiagge; in secondo luogo, abbiamo deciso di affrontarlo in versione integrale, ovvero partendo dall’Italia, e non comodamente da Saint-Jean-Pied-de-Port; da ultimo, abbiamo fissato come meta finale Finisterre, dove la terra lascia posto all’Oceano e i pellegrini medievali bruciavano le proprie vesti, s’immergevano nelle acque gelide e raccoglievano la “concha”, testimonio della vita nuova che li attendeva.

Dei quattro grandi itinerari per Santiago, abbiamo pertanto scelto quello che traversa le Alpi al Passo del Monginevro, per seguire la Via Domitia sino ad Arles e, da lì, la Via Tolosana, per valicare i Pirenei al Passo di Somport.
Solo così, ci sembra, saremo in pieno diritto di camminare in terra di Spagna.

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