Nucleo Storico

Enrico Brizzi, presidente dell’Associazione, Marcello Fini, Giorgio Leonardi, Edoardo Rosso, Flavio Allegretti, Paolo Bottiroli, Francesco Monti e Maurizio Manfredi sono i “superstiti” del gruppo originario che ha portato a termine i viaggi lungo la Via Francigena e fra Roma e Gerusalemme, e sono pertanto i custodi della tradizione psicoatletica.
Nel tempo hanno meritato l’onore di entrare a far parte del Nucleo Storico anche Serena Tommasini Degna e Alberto Rossi, che hanno fatto il loro esordio nel corso di Italica 150, e Massimo Cariolato – attuale tesoriere – Giuliano Capozucchi e Andrea Zanasi, tre Buoni Cugini che camminano con noi dal Giro della Libertà.
A loro si aggiungono, in qualità di soci fondatori della Psicoatleti ASD, Fabio Brivio, Andrea Maggiolo e Andrea Salvò.

Bacio della Bandiera

Il Bacio della bandiera è uno dei momenti più “sacri” di tutta la tradizione Psicoatletica. Sancisce il battesimo di colui che, da aspirante, d’ora in avanti potrà definirsi a tutti gli effetti Psicoatleta. Durante i Grandi Viaggi il bacio è apposto sulla bandiera che lo accompagna.

Letture

Nel corso dei nostri viaggi portiamo sempre con noi un libro-guida, al solito di un autore legato al territorio che ci troviamo a traversare e al tema del viaggio. Così le letture ad alta voce di Rigoni Stern e Lussu hanno intervallato le tappe del Giro delle Tre Venezie, dedicato a ripercorrere la linea del fronte della Grande guerra, mentre Levi, Pavese e Fenoglio ci hanno scortato nel Giro dell’Alta Italia, che è stato invece l’occasione per riflettere sugli anni del Secondo conflitto mondiale.

Tarocchi

I superstiziosi li temono, e i grulli ritengono che servano a prevedere il futuro. Per noi, invece, l’antica simbologia dei tarocchi rappresenta un aiuto per riflettere sul presente.
I ventuno Arcani Maggiori più “il Bagatto” compongono il set che non abbandona mai il gruppo durante i grandi viaggi.
Viene estratta una sola carta al giorno; di solito viene incaricata una Buona Cugina, ma risultano particolarmente gradite anche le estrazioni ad opera di sconosciuti. Solo in occasione di tappe particolarmente impegnative si incarica direttamente di scegliere la carta un componente del Nucleo storico.
La successione delle carte estratte compone una storia che, se adeguatamente interrogata, aiuta a riflettere sulle decisioni da prendere.

Birra di fine tappa

Udito il “triplice fischio” di fine tappa, lo Psicoatleta può considerare conclusa la fatica di giornata e rilassarsi prima della meritata doccia e della cena. La birra di fine tappa è un classico per discutere tra Buoni Cugini, per rivedere la giornata e il percorso appena affrontati. E, non da ultimo, per riconsiderare il tarocco del giorno alla luce di quanto accaduto sulla strada.

Sempre avanti! / Alla tappa di domani

Sono due frasi ricorrenti e strettamente legate tra di loro che spesso si sentono pronunciare la prima durante il cammino, l’altra come augurio durante la birra di fine tappa o nei brindisi in generale. Siamo di fronte a due opposte ma convergenti volontà: quella di non ripercorrere mai i passi appena compiuti e quella di proiettare lo spirito verso il futuro, verso la strada che ci attende, senza gloriarci del tragitto portato a compimento ma spingendo il fisico e la mente verso nuove prove.

Never trust the locals

Completa il trittico di frasi ricorrenti questo monito da tenere sempre a mente. Per quanto gli aborigeni conoscano i luoghi meglio di chi li traversa per la prima volta, occorre ascoltare con attenzione le indicazioni e, se necessario, ripetere la domanda fino a tre volte.
Chi non è abituato a percorrere distanze a piedi, infatti, tende ad avere una concezione automobilistica di distanze e scenari. Capita tipicamente che per un local una certa  distanza sia di pochi minuti, salvo poi richiedere una o due ore lungo strade statali o provinciali molto pericolose. Capita anche che il local indichi con ottime recensioni una trattoria (del cugino o di un vecchio amico): il più delle volte sarà chiusa, o servirà cibo dozzinale.
Il monito, in definitiva, non invita a vedere il local come un nemico, bensì a filtrare le sue indicazioni attraverso l’esperienza psicoatletica, unico faro in grado di gettar luce sul prosieguo del viaggio.