Già nel 2018, al termine del cammino lungo il Vallo di Adriano nell’estremo settentrione dell’Inghilterra, ci eravamo riproposti di fare ritorno al più presto nel Regno Unito, terra di cammini d’eccellenza curati in ogni dettaglio; nel programmare la stagione 2019-20 avevamo deciso, in particolare, di portarci in Scozia, poi la pandemia ha paralizzato i nostri piani e ci ha costretto per diciotto mesi a ripiegare su una intensa serie di cammini italiani (la semiclandestina Asiago-Bologna alla conclusione del primo lockdown; Asiago-Pasubio-Garda-Lago di Ledro; Alta Via dei Monti Lariani; Sentiero del Viandante; Milano-Mare).
Il grande viaggio del 2022 ci ha visti impegnati in Sicilia con il Giro dell’Etna, e quando finalmente sono cadute le restrizioni internazionali abbiamo concretizzato il sogno rimasto in naftalina per tanto tempo.
Nell’aprile 2023 ci siamo trovati a Glasgow, e l’indomani siamo partiti da Milngavie dove sorge il cippo che segna l’inizio ufficiale della West Highland Way, un itinerario di ruvida bellezza e dal fortissimo rilievo storico che ci ha portati a fare tappa in una serie di edifici risalenti al ‘700 e legati alla occupazione militare inglese del territorio.
Dopo una settimana lungo le rive del Loch Lomond e attraverso paesaggi via via più spopolati, giornate di insolito bel tempo, scandite dalle soste notturne a Drymen, Rowardennan, Tyndrum, Kingshouse e Kinlochleven, ci hanno finalmente condotto ad
avvistare la nostra meta: Fort William, la cittadina portuale posta all’estremo occidentale del Great Glen e giusto ai piedi del Ben Nevis, secondo centro per grandezza delle Highlands e capitale informale dell’outdoor scozzese.
Giusto il tempo di festeggiare l’arrivo con una serata di musica e danze sfrenate al pub Volunteers’ Arms, e l’escursione finale a Inverness ci ha imposto di tirare fuori dallo zaino per la prima e unica volta sciarpe, guanti e berretti; sulle rive del Mare del Nord, ci siamo fatti un promessa: dopo il Vallo di Adriano e la West Highland Way, arriverà un nuovo viaggio per completare la nostra personale Trilogia celtica.
La Sicilia è stata la meta di uno dei nostri viaggi più ambiziosi: Italica 150, nel 2010, ci ha infatti portati a coprire 2191 chilometri dalla Vetta d’Italia, al confine fra Alto Adige e Austria, sino a Capo Passero, in provincia di Siracusa.
A quel traguardo è peraltro ispirato in parte il nostro emblema, che abbina il simbolo della triscele alla lettera greca “Psi”, iniziale di “Psicoatleti”, e agli astri che accompagnano tappe giornaliere e soste notturne.
In quell’occasione dedicammo all’Etna una semplice escursione; sono serviti ben 12 anni per concretizzare l’intenzione di consacrare alla “Montagna” che domina Catania un intero viaggio concepito come un periplo completo.
Da Nicolosi siamo saliti non senza fatica in quota per dormire al Rifugio dei Ragazzi, e da lì abbiamo preso a seguire la maestosa Pista Altomontana che aggira il cono vulcanico, con l’eccezione della impercorrribile Valle del Bove; fra deviazioni verso le grotte e necessarie discese a valle per raggiugnere gli alloggi, seguite da simmetriche risalite, abbiamo incontrato appena una manciata di escursionisti finché, nel pomeriggio del terzo giorno, siamo giunti al Rifugio Sapienza.
Una prima escursione ci ha condotti con un tempo da lupi a un avvicinamento alle alte quote, e l’indomani siamo saliti ai crateri affidandoci, come d’obbligo, alle guide del Parco: questa volta una magnifica giornata ci ha permesso di godere della vista più spettacolare di Sicilia e di celebrare a modo nostro, con una capriola collettiva sulle sciare della Torre del Filosofo, la conclusione del nostro viaggio intorno al maggiore vulcano attivo d’Europa.
Ridiscesi a Catania, abbiamo dedicato alla città una Traversata urbana che ci ha impegnati per altri due giorni di “festa mobile”, col risultato che l’“Isola bedda” è entrata ancor più nei nostri cuori.
Dopo 16 anni di cammini che ci hanno portato a traversare l’Italia in lungo e in largo, una sola regione mancava all’appello: la Sardegna.
Per questo abbiamo deciso di camminare per sentieri, strade secondarie e scogliere selvagge da Alghero a Palau.
Dalle fortificazioni catalano-aragonesi di Alghero per il Parco di Capo Caccia e i vigneti della Nurra, da Porto Torres a Castelsardo con un’escursione in traghetto sull’Isola dell’Asinara, siamo entrati in Gallura camminando per pinete e falesie dirupate a picco sul mare.
Sentieri dimenticati affacciati sulle baie della spettacolare penisola di Capo Testa, Santa Teresa, il faro abbandonato di Punta Falcone e le acque trasparenti delle sue calette ci hanno accompagnato verso il trasbordo da Palau alla Maddalena; di lì, gli ultimi chilometri di cammino ci hanno condotto al traguardo, la casa-museo di Giuseppe Garibaldi a
Caprera.
Sontuosi bagni di fine tappa e cene tipiche non hanno oscurato la sensazione dei profumi onnipresenti sull’isola, né le considerazioni fatte in cammino nel vento e sotto il sole: la Sardegna ha le carte in regola per voltare pagina rispetto alla monocoltura turistica dei villaggi residenziali e diventare una nuova terra promessa dei camminatori.
Nell'”anno senza primavera” 2020 la prima parte della nostra programmazione ha subito un duro colpo.
Non appena caduti i limiti ai movimenti tra regioni, tuttavia, siamo ripartiti lancia in resta.
Le gran fondo di giugno (Asiago-Bologna) e luglio (Asiago-Garda) così come la due giorni agostana in Val Badia ci hanno permesso di recuperare un buon passo in vista dell’appuntamento principale della stagione, la Gran fondo Milano-Mare legata al lancio del progetto Arianuova.
La partenza dalla metropoli lombarda, l’arrivo in serata a Pavia, il tratto di Via Francigena sino a Belgioioso e la ricerca delle strade secondarie più adatte per risalire le colline dell’Oltrepò sono tutti momenti documentati nei video girati per promuovere la nostra campagna di crowdfunding, così come il tratto successivo lungo la Via del Sale (Varzi, Monte Chiappo, Capanne di Cosola, Monte Antola, Torriglia, Uscio, Rapallo), e ancora il gran finale attraverso lo splendido Promontorio di Portofino sino alla meta finale di San Fruttuoso.
Mai estate fu più desiderata né tuffo in mare più gradito, ma se andiamo particolarmente fieri di questo viaggio è perché, per la prima volta, abbiamo camminato guidati dall’idea di restituire qualcosa di buono al mondo dei cammini.
In occasione del 15° anniversario di attività della SNP, i buoni cugini sono stati convocati per i festeggiamenti il 30 Aprile 2019 a Bologna, città culla
della Psicoatletica.
Quale modo migliore di arrivare all’appuntamento se non a piedi?
I due viaggi in programma sono confluiti al Santuario della Madonna di San Luca sul Colle della Guardia dal Veneto e dalla Lombardia.
Via dei Veneti: da Ferrara a Bologna
Dopo la partenza dal capoluogo estense gli Psicoatleti hanno percorso un tratto del Cammino di Sant’Antonio, un cammino di pellegrinaggio che,
partendo da Camposampiero, termina al santuario de La Verna. Lo si è seguito fino a Malalbergo, per procedere poi a Bentivoglio, paese che
prende il nome dai signori di Bologna. Il percorso è proseguito con la ciclopedonale “Walther Vignoli”, che ripercorre il corso del Navile,
l’antico canale che permetteva di unire Bologna al mare. Finale con arrivo all’italiana lungo i 666 archi del portico di San Luca.
Via dei Lombari: da Modena a Bologna
Gli Psicoatleti, con il proprio passo di sempre, hanno coperto la distanza fra le città di Modena e Bologna guardando da lontano le più moderne e
veloci vie di comunicazione: la statale 9 (Emilia), la A1 e la linea ad alta velocità dei treni. Queste, assieme ad altri interventi dell’uomo, si
contrappongono ad elementi immutati nei secoli che conducono a Lavino, punto di sosta prima dell’ingresso a Bologna dove sono iniziati i
festeggiamenti per i quindici anni di vita associativa.
La Primavera 2018 ci ha visti impegnati a percorrere l’antico confine tra la “colonizzata” Bretagna e la “barbarica” Caledonia.
Il percorso vero e proprio – che si sviluppa da Newcastle a Carlisle – ha occupato sei giorni, sette contando la visita a un forte romano ricostruito nei pressi di Newcastle.
Al termine del percorso ci ha aperto le sue porte Edimburgo per una visita alla capitale della Scozia, i festeggiamenti di rito e il rientro in Italia.
Il “piatto forte” del Programma 2017 è il giro del gruppo del Monte Bianco, in parte lungo il classico Tour du Mont Blanc e in parte personalizzato dal comitato logistico.
Si tratta di un maestoso giro ad anello sul territorio di tre nazioni (Italia, Francia e Svizzera) con dislivelli significativi attraverso scenari impareggiabili.
La tratta che hanno coperto gli Psicoatleti è quella che da Aosta porta a Chamonix, da lì a Martigny ed infine da Martigny di nuovo ad Aosta, innestandosi sull’antica Via Francigena che passa per il Passo del Gran San Bernardo.
Nel 2004, quando abbiamo cominciato a camminare insieme, la riscoperta del “Cammino di Santiago” aveva già preso le sembianze di un fenomeno di costume: vi andava anche chi non aveva mai camminato sulle colline dietro casa propria, e in tanti rientravano con racconti più degni d’una gita scolastica che non d’un pellegrinaggio.
Per questo abbiamo preferito dedicarci a percorsi di spessore storico non certo inferiore, ma meno battuti: la Via Francigena, l’antico itinerario verso l’Outremer che conduce a Gerusalemme, e tanti altri ideati da noi, talora d’ispirazione sacra e talaltra storica, civile o naturalistica.
Santiago è sempre finita in coda alla lista dei nostri progetti, dacché la moda non sembrava spegnersi; ormai è chiaro che non si spegnerà nemmeno l’anno prossimo, o nel giro di uno o due lustri, e abbiamo sentito che era ora di deporre ogni riserva e confrontarci col terzo grande itinerario sacro del mondo medievale secondo il nostro stile e le nostre regole.
Per prima cosa, abbiamo deciso di evitare l’estate, “alta stagione” sul Cammino come sulle spiagge; in secondo luogo, abbiamo deciso di affrontarlo in versione integrale, ovvero partendo dall’Italia, e non comodamente da Saint-Jean-Pied-de-Port; da ultimo, abbiamo fissato come meta finale Finisterre, dove la terra lascia posto all’Oceano e i pellegrini medievali bruciavano le proprie vesti, s’immergevano nelle acque gelide e raccoglievano la “concha”, testimonio della vita nuova che li attendeva.
Dei quattro grandi itinerari per Santiago, abbiamo pertanto scelto quello che traversa le Alpi al Passo del Monginevro, per seguire la Via Domitia sino ad Arles e, da lì, la Via Tolosana, per valicare i Pirenei al Passo di Somport.
Solo così, ci sembra, saremo in pieno diritto di camminare in terra di Spagna.
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